giovedì 17 maggio 2012

DELEGAZIONE TRATTANTE

Lunedì 21 maggio è convocata la Delegazione Trattante, avente all'ordine del giorno la ripartizione del Fondo per le risorse decentrate anno 2012 e l'accordo per la produttività.

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottima notizia Luciano.

Si parlerà anche di "scorrimento graduatorie progressioni verticali"?

Anonimo ha detto...

l'indagine
Italia, dalla politica alle università
la classe dirigente più vecchia d'Europa
Un report della Coldiretti sull'età media dei "potenti" nei Paesi dell'Ue conferma il primato della gerontocrazia italiana: l'età media è di 59 anni. In Parlamento come ai vertici delle aziende statali spicca la percentuale bassissima di giovani
Lo leggo dopo

Italia, dalla politica alle università la classe dirigente più vecchia d'Europa Gli ultimi due premier italiani: Silvio Berlusconi, 76 anni e Mario Monti, 69

ROMA - L'Italia è il Paese con la classe dirigente più vecchia d'Europa. E' quanto emerge dal primo report sull'anagrafe dei potenti italiani al tempo della crisi, presentato oggi nel corso dell'assemblea dei giovani della Coldiretti. La media italiana si aggira intorno ai 59 anni di età.

Il record spetta ai manager delle banche, a pari merito con i vescovi in carica ed ai rappresentanti del governo, rispettivamente con 67 e 64 anni, seguiti dai professori universitari con 63 anni; i più giovani sono i dirigenti delle aziende quotate in Borsa con 53 anni.

Ma è sul fronte politico che emergono i dati più interessanti. Se il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha 69 anni e i ministri più giovani, Renato Balduzzi e Filippo Patroni Griffi, 57 anni, in Gran Bretagna David Cameron è diventato primo ministro a 43 anni, Tony Blair a 44, John Major a 47 e Gordon Brown a poco più di 50.

Nelle ultime tre legislature, poi, sono stati eletti soltanto due under 30 su 2.500 deputati, anche se il peso dei 25-29 enni è pari al 28% della popolazione eleggibile. Oggi solo un deputato su 630 ha meno di 30 anni e appena 47 sono gli under 40, mentre gli over 60 anni sono 157.

Un'anzianità che, per quanto riguarda la burocrazia, va ad incidere secondo cittadini e imprese, sulla scarsa attenzione per le nuove tecnologie. Ecco che l'età media dei direttori generali della Pubblica amministrazione è di 57 anni, che sale a 61 per le aziende partecipate statali.

Secondo lo studio di Coldiretti, le cose non vanno meglio sul fronte universitario. Un quarto dei professori ha più di 60 anni, contro il 10% di Francia e Spagna e l'8% della Gran Bretagna: tre su 16 mila gli ordinari con meno di 35 anni e 78 gli under 40.

I segretari regionali dei sindacati dei lavoratori, infine, secondo il report, hanno in media 57 anni e 59 quelli delle organizzazioni di rappresentanza di industria e commercio, mentre nell'agricoltura, in Coldiretti, l'età è di 47 anni.

"Ad essere vecchie e poche sono soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi" ha detto il presidente Sergio Marini, a margine dell'incontro. "Si cerca di riproporre modelli di sviluppo fondati su finanza ed economie di scala che hanno già fallito altrove e che non hanno nulla a che fare con le peculiarità del Paese".

Sulla stessa lunghezza d'onda il delegato nazionale dei giovani della Coldiretti, Vittorio Sangiorgio: "La maggioranza della classe dirigente attuale - ha ironizzato - andrà probabilmente in pensione prima che la crisi sia superata e questo anche tenendo conto della riforma del ministro del Lavoro, Elsa Fornero. La disoccupazione giovanile record - ha concluso - non è solo un problema familiare e sociale, ma provoca anche un invecchiamento della classe dirigente che deve affrontare la crisi con un'Italia che sta rinunciando a risorse fondamentali per la crescita".



(17 maggio 2012)

LUCIANO NAZZARO ha detto...

Ovviamente l'amministrazione non ha messo all'ordine del giorno anche la questione dello scorrimento delle graduatorie. La cosa non mi meraviglia per niente.
Altrettanto ovviamente si farà un tentativo per intavolare anche questa discussione, sperando nella presenza dell'assessore Sommese.
Per quanto mi riguarda, ci proverò sicuramente.

Anonimo ha detto...

Grazie, sempre grazie per il vostro impegno.

Anonimo ha detto...

soprattutto la situazione della graduatoria sospesa. che posizione prendi alla luce di una sentenza del tar?

LUCIANO NAZZARO ha detto...

E che posizione devo prendere!
Per ovvie ragioni sono favorevole alla sentenza del TAR. Ma nella sostanza la mia posizione è irrilevante.
Il passo lo deve fare l'amministrazione. Noi, come sindacato, spingiamo in questo senso.

Anonimo ha detto...

qual è la sentenza del tar???? non era stata revocata la graduatoria con d.d. dell'area 07?

Anonimo ha detto...

IL CASO di ANTONIO FRASCHILLA
Non esistono più, ma le paghiamo ancora 150 milioni l'anno alle Comunità montane.

Questi enti dovevano valorizzare il territorio, ma nel 2008 si è deciso di azzere i fondi a loro destinati. Basilicata, Liguria, Molise, Puglia e Toscana li hanno soppressi. Piemonte, Lazio e Campania hanno votato leggi per la loro trasformazione in unioni di Comuni. Erano 356 e sono diventati 72. In realtà ne restano più di cento ancora in vita: veri e propri "stipendifici" di dipendenti che non lavorano
ROMA - Ogni giorno timbrano il cartellino anche se, sulla carta, l’ente per il quale lavorano non esiste da tre anni. Tanto è trascorso da quando in Puglia sono state soppresse le Comunità montane sull’onda del clamore mediatico che aveva travolto l’ente «senza montagna» delle Murge, che comprendeva il Comune di Pelagiano, provincia di Taranto, 39 metri sul livello del mare.

Oggi le Regioni continuano a spendere 150 milioni di euro per gli stipendi di 4.500 dipendenti e altri 162 milioni per 7.500 forestali: il tutto per svolgere pochi servizi, o nessuno, causa assenza di fondi per investimenti.

Un paradosso nato dal fatto che da un lato lo Stato ha azzerato i trasferimenti a questi organismi e, dall’altro, le Regioni si sono affrettate a sopprimere le Comunità senza però trovare una soluzione per i lavoratori. Risultato? Si pagano solo stipendi e si scopre che le Comunità continuano a spendere 14,9 milioni di euro all’anno in consulenze, mentre i boschi rimangono abbandonati perché mancano i soldi per la loro manutenzione.

In Italia attualmente vige il caos, con alcune Regioni che hanno chiuso formalmente questi enti e altri che li mantengono in vita.

Ma quante sono le Comunità rimaste in vita? Quanto costano? Cosa fanno?
Le Comunità in liquidazione Molte Regioni come Basilicata, Liguria, Molise, Puglia e Toscana, hanno soppresso le Comunità e altre Regioni hanno votato leggi per la loro trasformazione in unioni di Comuni, come Piemonte, Lazio e Campania. Formalmente ne rimangono in piedi solo 72 sulle 300 attive nel 2008, in gran parte concentrate in Valle d’Aosta (8), Trentino Alto Adige (23), Lombardia (23), Veneto (19), Emilia Romagna (10), Marche (9). In realtà, considerando quelle in liquidazione, sono ancora 201 gli enti in piedi con in carico i dipendenti, ma senza un euro per svolgere servizi. Situazione, questa, che sta diventano allarmante soprattutto al Sud, con le Regioni che di fatto versano, quando lo versano, lo stretto necessario a pagare i lavoratori e in più garantiscono parcelle d’oro a una pletora di commissari liquidatori: «Diciamo che quando c’eravamo noi politici nei consigli d’amministrazione si gridava allo scandalo, oggi ci sono i burocrati e nessuno dice nulla», sottolinea Borghi.

Anche in Campania la situazione è identica, con la Regione che versa alle Comunità i fondi necessari a pagare solo i 677 stipendi, e il discorso non cambia in Calabria dove le 20 Comunità mantengono 516 persone o in Umbria. Certo, c’è da chiedersi come mai in queste Regioni gli addetti siano di più che in Lombardia (390) o in Veneto (183) ma tant’è, questo personale è ormai sul groppone anche se nessuno lo vuole. Al Sud si aggiunge poi un altro paradosso: che le Comunità oltre a mantenere i dipendenti, debbano garantire le giornate lavorative a un esercito di forestali, anche qui senza sapere bene come impiegarli visto che non ci sono fondi per realizzare progetti sulla tutela dei boschi: tanto per fare un esempio, in Piemonte i forestali sono appena 532, in Campania 4.500 anche se il record appartiene alla Sicilia con 30 mila addetti (quasi la metà di tutto il resto del Paese).
17 maggio 2012

Anonimo ha detto...

in merito alla sentenza del tar caro luciano dalla risposta che mi dai traspare un tiepido impegnola cosa non ti interessa proprio. affinchè non vengano riconosoiuti dei diritti sacrosanti ai tuoi colleghi. rifletti mors tua vita mea

Anonimo ha detto...

Scusa, ma anche "lo scorrimento delle graduatorie delle progressioni verticali" è altrettanto importante come l'impugnativa al Tar e RICHIEDE LO STESSO IMPRGNO DA PARTE DI TUTTE LE OO.SS.

Non capisco perchè la Cisl, la Uil ed altre si siano allineate sulle posizioni dell'amministrazione regionale e soprattutto non capisco i loro elettori (cioè d'altronde i dipendenti regionali storici che hanno fatto il concorso interno e stanno zitti senza rivendicare niente); CONTENTI LORO.

Anonimo ha detto...

non vorrei fare il difensore del diavolo ma all'anonimo delle ore 09:54 chiedo"da dove rilevi che la coca non iteressa proprio"? A me sembra di aver capito all'incontrario. Comunque,a Luciano,dico vai avanti così che tantissimi Ti stanno vicino.
Un saluto da Giorgio

Anonimo ha detto...

SCUSA, CORREGGO LA COCA in LA COSA.

Luciano Nazzaro ha detto...

Caro collega, onestamente non capisco su cosa mi vuoi far riflettere. Se lo capissi, sarei ben lieto di farlo, per verificare se sto sbagliando qualcosa.
Quale impegno posso mettere su una sentenza del TAR??
Se il TAR nomina me commissario ad acta, in sostituzione dell'amministrazione regionale, stai sicuro che il giorno dopo c'è la graduatoria pubblicata sul burc.
Ma questo ovviamente non può avvenire.
L'interesse su una questione non sempre corrisponde alla possibilità di incidervi, di fare qualcosa.
Ti sto dicendo che ne io nè tu abbiamo strumenti per determinare la pubblicazione della graduatoria di Istruttore Direttivo Amministrativo.
Ciò equivale a dire che l'argomento non t'interessa proprio? Non penso.
E la stessa cosa dicasi per me.
La situazione è nelle mani del Tribunale e non si può far altro che attendere e vedere quello che succede.

Luciano Nazzaro ha detto...

Ti ringrazio Giorgio.
E comunque io non sono il diavolo hihihi

Luciano Nazzaro ha detto...

Fermi tutti e ragioniamo!!
Da un lato abbiamo un concorso (istruttore direttivo amministrativo) del quale non è stata nemmeno pubblicata la graduatoria, come se non si fosse svolto.
Dall'altro lato abbiamo le graduatorie, TUTTE, che annoverano colleghi che da anni attendono un riconoscimento e una crescita professionale.
MA VERAMENTE CI VOGLIAMO METTERE A DISCUTERE SE UNA DELLE DUE QUESTIONI SIA PIU' IMPORTANTE DELL'ALTRA??
Sono entrambe due rivendicazioni di indiscutibile importanza, che meritano eguale attenzione e sensibilità.
La vera discussione riguarda "il come" poter soddisfare queste rivendicazioni, quando hai una controparte che non ci pensa proprio.
Guardate bene che "sul come" il sindacato non ha poi tutti questi strumenti coercitivi, nei casi in cui la controparte manifesta una ferrea indisponibilità.
Il ricorso al TAR non è casuale. L'impugnativa del regolamento sulla riorganizzazione, da parte della CGIL, non è per niente casuale.
Sono scelte estreme, frutto di una situazione nella quale l'amministrazione non vuole dialogare col sindacato su tutti i temi.
I 200 colleghi che mi hanno votato lo hanno fatto affinchè io seguissi queste questioni e facessi tutto quanto è nelle mie possibilità per ottenere risultati.
Io penso che loro sappiano che lo sto facendo con la massima dedizione.

Anonimo ha detto...

Lo sappiamo Luciano.
Grazie per tutto quello che stai facendo per noi.

Anonimo ha detto...

Adesso che la cgil non può magnare come fatto negli anni di bassolino, si ricorre al Tar per pressare la politica. Ma che bravi.

LUCIANO NAZZARO ha detto...

Non vi è dubbio che la CGIL avesse un rapporto preferenziale con la Giunta Bassolino.
Altre organizzazioni sindacali hanno invece, probabilmente, questo tipo di rapporto con l'attuale giunta.
Si può certamente discutere se sia opportuno, corretto, che le OO.SS. abbiano rapporti, più o meno amicali, con la politica e le istituzioni.
Ma personalmente, se metto a confronto le condizioni e il trattamento del personale regionale, durante la Giunta Bassolino e quella attuale, dico che è di gran lunga prefereibile che governino "gli amici" della CGIL.
D'altro canto, se invece le altre organizzazioni non hanno presentato ricorsi contro Bassolino, evidentemente significa che nn ce n'era bisogno.

Anonimo ha detto...

Quindi ammetti che la CGIL con Bassolino mangiava?

LUCIANO NAZZARO ha detto...

Non mi sembra di aver detto questo.
E francamente non ti fanno onore il modo e la parole che usi.
Io, tu e chiunque altro parli della CGIL, dovrebbe non dimenticare che sta citando un'organizzazione con 100 anni di storia, che annovera tra le sue fila persone che hanno dedicato la propria vita al sindacato, e in qualche caso l'hanno prematuramente persa.
Mi sembra il minimo concedere il rispetto dovuto a questa sigla.

Anonimo ha detto...

si..ma la produttività come è andata^^^

Anonimo ha detto...

21 MAGGIO : DELAGAZIONE TRATTANTE SULLA PRODUTTIVITA'.
COME E' ANDATA?
Aspettiamo notizie che certamente arriveranno. Un buogiorno da Vincenzo

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