Spending
Review e contorni
di Riccardo Malafronte
L’orario:
dalle 11.30 alle 13.30. Giorno un po’ anonimo: martedì 26
giugno. Menù decisamente minimalista, ma accattivante: 1°,
Spending Review: la mobilitazione di Cgil Cisl Uil contro le
manovre del Governo e, 2°, contro la politica degli annunci e
contro l’approccio ideologico nei confronti del pubblico impiego.
Sede abbastanza anticonformista per queste cose: Palazzo Armieri di
via Marina, Napoli. Ingresso libero e tutti invitati.
Ci
penso giusto un attimo sul partecipare a questa specie di brunch1
sindacale, il tempo di farmi perlomeno un’idea del primo piatto.
Alzi la mano, infatti, chi ha dimestichezza con questa nuova parola
inglese entrata senza invito nel nostro lessico. Bene, non sono il
solo ad arrampicarmi sugli specchi. Dopo spread, impeachment,
spoiling system, the pen is on the table un altro vocabolo
d’oltremanica da imparare. Fortuna che c’è Wikipedia. Ogni
volta che la consulto, all’immediato conforto per la mia ignoranza
segue subito il rimpianto per i quasi mille euro spesi un paio di
anni fa per realizzare un sogno coltivato fin da giovincello, ossia
possedere una Treccani. Non l’Enciclopedia per antonomasia (a quel
prezzo…), bensì una sua figlia minore: la Treccani Tre
Volumi. Fatto salvo il pedigree, mi ritrovo con tre tomi taglia
yorkshire, più tre vocabolari simil-pincher che con dignità
paiono noncuranti sia della polvere che li sovrasta che dei miei
sensi di colpa.
“Con
revisione della spesa pubblica,
in inglese
spending review,
si intende quel processo diretto a migliorare l’efficienza e
l’efficacia della macchina
statale
nella gestione della
spesa pubblica
attraverso la sistematica analisi
e valutazione delle strutture organizzative, delle procedure di
decisione e di attuazione, dei singoli atti all’interno dei
programmi, dei risultati. Analizza più il come che il quanto.
Significa che i capitoli di spesa di uno o più ministeri
vengono passati al vaglio per vedere cosa può essere tagliato,
per scoprire se ci sono sprechi o casi di inefficienza.”
Forte
di questa mia scoperta, attirato come un moderno Ulisse dal canto
irresistibile della sirena ideologica avversa al pubblico impiego e
animato da una brezza di (ritrovata) curiosità per le attività
sindacali in Regione, decido di partecipare alla suddetta assemblea
dei lavoratori della qualei sia l’Amministrazione che le OO.SS.
hanno dato notizia attraverso doverosa circolare ed apprezzata email
a tutto il personale in ascolto.
Compilo
per la seconda volta nella mia vita un permesso sindacale (la prima
risale ad almeno sette anni fa per cui ho dovuto chiedere assistenza
a una amica che si occupa di personale), annuncio la trasferta a
tutti i colleghi del mio Settore, mi carico anche delle loro prime
reazioni e via per l’appuntamento in sella al mio scooter che copre
la distanza Centro Direzionale via Marina in pochi minuti e parecchi
dubbi esistenziali sul codice della strada.
Ore
11.37. Nella sala riunioni conto sei persone, compreso il
sottoscritto, di cui cinque tra sindacalisti di lungo corso ed RSU.
Dai, ho almeno il tempo di fare un giro al volo per salutare i
colleghi delle Pari Opportunità che sono lì sul piano.
Dopo alcuni minuti incontro due facce familiari che, come me, sono
venute apposta dal Centro Direzionale. Mi informano che nella sala
c’è pochissima gente e si accodano poiché stiamo
andando da amici comuni. Ci intratteniamo più del dovuto e
quando ce ne rendiamo conto ritorniamo rapidi in sala Armieri. Sono
le 12.15: l’assemblea è iniziata da poco e finirà in
45 minuti. Si parla – anzi, si ascolta – di varie cose: in queste
stesse ore in tutta Italia si stanno tenendo assemblee sindacali su
questi argomenti… riduzione dei ticket-pasti… esodati …
Fornero… sì, ci rendiamo conto che una giornata di sciopero
pesa 70 euro sui già tartassati stipendi, ma è
necessario fare uno sforzo… questo governo di tecnici si muove
senza tener conto della realtà nella quale versano gli
italiani e i pubblici impiegati, in particolare… contrattazione
decentrata… E qualcos’altro ancora. Seguo l’esposizione che i
relatori – credo i tre segretari regionali di CISL, UIL e CGIL che
si occupano del nostro comparto – offrono ai presenti.
Ah,
sì, i presenti... Non posso fare a meno di pensarci da quando
ho messo piede nella sala. Siamo più o meno una ventina di
persone. Credo che io e i miei due colleghi ritardatari siamo gli
unici presenti col solo titolo di lavoratore senza infamia e senza
lode. Ho già salutato Roberto, Aniello, Gennaro e il mio più
famoso omonimo sindacalista: tutta gente che è stata eletta,
per la prima come per l’ennesima volta, alle elezioni per il
rinnovo delle rappresentanze sindacali di marzo scorso.
E
gli altri?
Le
suggestioni proposte da chi sta parlando sono apprezzabili, però
il chiodo fisso rimane quella domanda: e gli altri, i colleghi
regionali di cui assaporavo l’idea della presenza, del ritrovarsi e
del conoscersi, del confronto e dello scambio, dove sono?
Passano
i minuti e sprofondo al profilarsi delle possibili risposte che
inizio a ipotizzare.
Dopo
l’intervento del primo relatore, attacca il secondo che è
d’accordo con quanto detto fino ad allora, solo il tempo di
aggiungere un’altra considerazione. Il terzo non dirà nulla
acconsentendo – come recita il nodo adagio – a ciò che è
stato detto in precedenza.
Che
faccio? Vorrei dire qualcosa su un paio di spunti offerti e ribadire
la necessità di affrontare, magari in appositi incontri
tematici, i motivi o le strategie alla base di quella politica degli
annunci e dell’attacco ideologico al pubblico impiego che erano
stati solo sfiorati. Su tutto, però, vorrei chiedere ai
presenti che significato dare a due evidenze: il flop (chi di
inglese ferisce…) dell’assemblea, in termini numerici, e l’età
media over 50 (e daje…!) dei convenuti.
Resisto
o cedo? Faccio uno sforzo a tenere a bada la spinta a dire la mia,
conscio del fatto che esiste lo 0,99% di speranza di essere ascoltato
e il 99,01% di probabilità di passare per il giovane (me lo
dico da solo) rompiballe (me lo dicono tutti) di turno. Potrei
suggerire alcune forme di protesta, alternative allo sciopero, a
costo zero e ad alto impatto di visibilità oppure parlare
della possibilità di ricercare e sperimentare forme di difesa
dello stipendio che facciano leva, per esempio, sul telelavoro o su
principi di solidarietà da recuperare.
Senza
quasi rendermene conto, al sentire il fatidico invito ad aprire il
dibattito… se ci sono domande… se qualcosa non è chiaro…,
le mie mani si muovono automaticamente a liberarmi dalla tracolla per
permettermi di alzarmi in piedi e parlare. Nessuno nel frattempo mi
anticipa. “Bene, allora se non c’è nient’altro da dire
grazie per la partecipazione e arrivederci!” sono le parole che mi
esorcizzano.
Scambio
una battuta con i due non sindacalisti dei quali ho accennato, ma è
il “non verbale” comune che la dice tutta. Saluto chi conosco e
prendo la via del ritorno al Centro Direzionale pensando a cosa dovrò
dire ai sette-otto colleghi che, di lì a poco, mi avrebbero
chiesto dell’assemblea.
Ci
sarebbe di che farsi prendere dallo sconforto per quella mancanza
di cultura sindacale e lavorativa di cui discorrevamo pochi
giorni fa con l’amico-collega che ospita i miei pezzi sul suo blog.
E invece sorrido da solo, sul mio scooter, all’idea che –
complice l’orario da pausa-pranzo –, piuttosto che un brunch a
base di Spending Review e contorni, l’acquolina ha il sapore
tutt’altro che appetitoso della solita minestra.
Riccardo Malafronte
riccardomalafronte@gmail.com
1
Il brunch è un pasto che
consiste in una commistione, sia morfologica che di fatto, di prima
colazione
(breakfast) e pranzo
(lunch), spesso viene utilizzata l’italianizzazione col pranzo. La
tradizione del brunch deriva principalmente dagli Stati
Uniti. La diffusione è dovuta soprattutto alla comodità
di un pasto meno formale di una colazione o un pranzo, assieme alla
possibilità di servirsi da un buffet
sul quale è lecito proporre qualunque tipo di cibo, dolce o
salato che sia. Il brunch è tipico della domenica, quando ci
si alza più tardi del solito e non si ha voglia di aspettare
fino all’ora di pranzo per mettere qualcosa sotto i denti (fonte:
Wikipedia).
14 commenti:
L'iniziativa è lodevole ma i tempi (e non necessariamente per colpa dei sindacati) sono stati troppo stretti; a noi è arrivata la circolare la mattina stessa del giorno della riunione, difficile così organizzarsi.
Se poi è permesso, suggerirei, in questi casi, di indire più assemblee contemporaneamente nelle sedi principali: si perderebbe l'effetto "MAMMA MIA QUANTI NE SIAMO TUTTI QUI RIUNITI" ma si otterrebbe una maggior partecipazione distribuita, conseguente dibattito,...
Sono d'accordo con Gennaro e, manco a farlo apposta, ne parlavamo stamani con Luciano. Dedicare un paio d'ore al mese per riunioni di settore o di piano o di uffici limitrofi, magari con una metodologia interattiva che permetta pure di produrre dei documenti, delle tracce, da raccogliere come fonte d'ispirazione per tutti: Sindacati, Amministrazione, Lavoratori, Cittadini.
Riccardo Malafronte
Quando stamattina ho letto le riflessioni di Riccardo ho provato tristezza. Le cose che lui dice sono tutte vere.
In Giunta regionale le assemblee sindacali sono quasi sempre semi-deserte, frequentate più dai sindacalisti che dai lavoratori.
Il sindacato non ha "appeal" in regione campania, non suscita più interesse e fiducia. E le cose vanno sempre peggio.
Viene così a mancare il collante tra i lavoratori. Non ci sentiamo più un gruppo coeso; e così svanisce la necessità di presenziare alle occasioni di confronto, di riflessione, di unione.
Nemmeno il mio naturale ottimismo mi consente di intravedere un futuro migliore, in queste condizioni.
Un ringraziamento a Riccardo: i tuoi spunti di riflessione sono preziosi.
Queste Assemblee così fatte sono inutili. Non ci interessa che si promuovano scioperi poltici contro il governo nazionale, dobbiamo andare sul concreto, sulle azioni della Giunta Regionale. Ed evitare perdite di denaro. Occorrono forme di lotta alternative ed organizzare riunioni in ogni edificio con la presenza di RSU, RSA e Rappr. della Sicurezza e di lavoratori della sede. Siamo sotto attacco e dobbiamo reagire!
Lo so bene che, specie in questo momento, aderire ad uno sciopero e sobbarcarsi una perdita di denaro è molto molto molto difficile.
Il problema è che questa circostanza la conosce molto bene anche la contraparte.
La politica, la dirigenza di vertice, hanno ben chiaro che noi non siamo in grado di bloccare l'attività della regione, di metterli seriamente in difficoltà.
Noi dipendenti regionali, ma in generale tutto il pubblico impiego, abbiamo rinunciato alla più forte forma di protesta che esista: lo sciopero.
A prescindere dalla comprensibilità della motivazione, penso che vi rendiate conto di quanto questa scelta pesi nel confronto con la controparte, e della posizione di svantaggio che determina a nostro carico.
Da 6 anni in Regione Campania, probabilmente ho aderito a più scioperi io che tanti altri colleghi con 20 o 30 anni di servizio.
L'ho fatto perché sono un cretino??
Sono un masochista a cui piace perdere 70 euro in busta paga?
Condivido con voi un'opinione: non aderire ad uno sciopero non è un risparmio, poiché causa una perdita di denaro maggiore della trattenuta per lo sciopero stesso.
Prendete ad esempio lo sciopero contro la riforma Brunetta. Supponiamo che, invece di un ridicolo 8 per cento, avesse aderito l'80 - 90% del pubblico impiego. Milioni di persone che, tutte insieme, dicono NO all'azione di un singolo ministro, fanno correggere il tiro a qualsiasi governo. La riforma Brunetta sarebbe stata smantellata, sterilizzata. Adesso vediamo i benefici economici:
1) non sarebbe esistito il blocco degli stipendi fino al 2013. Non di molto, ma comunque i nostri salari sarebbero cresciuti;
2) non sarebbe esistita la norma che cancella di fatto l'istituto delle progressioni verticali. Avremmo avuto molti meno problemi a far scorrere le graduatorie;
3) sarebbe stato realizzato l'aumento del ticket a 10 euro;
4) non avremmo subito le decurtazioni per le assenze;
5) ecc. ecc. ecc.
Questi effetti superano o no la perdita di 70 euro per l'adesione allo sciopero?
Se li superano, come mi sembra più che evidente, allora lo sciopero è un buon investimento.
Voglio precisare che non è mia intenzione convincervi ad aderire agli scioperi.
E' una scelta individuale e libera, oggi pure difficile, sia perché costa sia perché non avete fiducia nel sindacato.
A parte le precedenti osservazioni di natura economica, per me l'aspetto più importante è quello umano, della dignità.
Il primo motivo che mi induce a scioperare è che, protestare contro i soprusi, le norme e le decisioni ingiuste, mi fa sentire bene come uomo, mi fa sentire in pace con me stesso.
Dunque, se partecipano o meno i miei colleghi, per me è secondario.
La Regione Campania dovrebbe cogliere al volo le disposizione recate dal provvedimento sulla "Spending review" e determinare l'uscita per i nati 1952 e 1953 con i requisiti maturati ante riforma Fornero.Conosci al riguardo le mosse della nostra amministrazione, visto che era comunuque intenzionate a diminuire i suoi organici in vista della nuova organizzazione? Fammi avere informazioni al riguardo.
ciao luciano sarebbe molto interessante conoscere le tue impressioni ed aprire un dibattito anche con gli altri colleghi sui possibili riflessi della spending review per noi dipendenti della giunta, in particolare come saremmo messi con la riduzione della dotazione organica? e con i buoni a 7€?
ciao grazie
Francesco De Nisco
ciao luciano sarebbe molto interessante conoscere le tue impressioni ed aprire un dibattito anche con gli altri colleghi sui possibili riflessi della spending review per noi dipendenti della giunta, in particolare come saremmo messi con la riduzione della dotazione organica? e con i buoni a 7€?
ciao grazie
Francesco De Nisco
buongiorno vorrei sapere se la r.c. recepirirà lo spending review sulle pensioni.grazie
Per Franca e Rosa:
L'applicazione delle disposizioni riguardanti la consistenza della dotazione organica, contenute nel decreto sulla spending review, richiede dei passaggi preliminari.
Si dovrà cioè verificare il livello del rapporto percentuale tra il numero dei dipendenti della regione Campania e numero dei cittadini campani.
Qualora questo rapporto superasse del 40% la media nazionale, la Regione Campania sarà tenuta ad applicare le misure finalizzate alla riduzione del proprio personale.
In primis si procederà con i pensionamenti in deroga alla riforma Fornero.
E' a questo punto che bisognerebbe fortemente incrociare le dita poiché, se la misura dei pensionamenti non fosse sufficiente, l'intervento successivo è la messa in mobilità all'80% della retribuzione.
Ciao Francesco, non sono ancora in grado di individuare gli effetti certi del decreto sulla spending review sul personale regionale.
Per quanto attiene al valore del ticket, mi sembra che l'art. 5 comma 7 riguardi direttamente anche noi, ma spero di sbagliarmi. Se purtroppo è come penso, dal 1 ottobre il nostro buono mensa scenderà a 7 euro.
Per quanto attiene alla riduzione della dotazione organica, occorrerà attendere gli esiti della Conferenza Unificata Stato Regioni e il conseguente decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Questi passaggi determineranno la media nazionale del rapporto tra personale e cittadini.
A questo punto bisognerà verificare che rapporto percentuale ha la Regione Campania. Se il nostro rapporto supera del 40% la media nazionale, potremmo essere nei guai.
In tal caso, infatti, la Regione Campania sarebbe tenuta a ridurre la dotazione organica fino ad allinearsi alla media nazionale.
La prima sforbiciata non è male: pensionamenti in deroga alla riforma Fornero.
La seconda sforbiciata invece fa male: messa in mobilità per 2 anni all'80% della retribuzione.
ciao luciano, grazie per la risposta, sul problema dei buoni pasto sono (purtroppo)anch'io sono daccordo con te e credo che ci tocchi direttamente.Ti linko per curiosita l'elenco delle
amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidatodella pubblica amministrazione (tra cui ci sono assolutamente tutti gli Enti territoriali) http://www.istat.it/it/archivio/6729.
su questo punto, però, il danno c'è ma inferiore a quello cui si potrebbe credere ad una prima analisi in quanto sulla parte eccedente i 5,16 € comunque ci paghiamo le tasse e la previdenza, poi qualcosina la recuperiamo con maggiori detrazioni e con ANF(essendo il reddito complessivo un po piu basso) facendo un po di conti a titolo di esempio io nel 2011 ho preso 213 buoni per € 1980,90 su 880 circa (4,14*213) ci pago tasse e previdenza per circa 350 € . Per cui a conti fatti in media si perderanno tra i 20 e i 25 € al mese (che non sono pochi per una famiglia)
per quanto riguarda invece l'attivazione di una eventuale procedura di esubero in effetti è presto per esprimersi senza conoscere i numeri anche se, leggendo il DL mi sembra l'estrema ratio dopo un serie di ulteriori soluzioni adottabili, comunque sia è meglio cominciar a tenere le orecchie ben dritte e cogliere qualunque segnale l'Amministrazione dia e su questo credo tu ci possa sicuramente dare una mano.
francesco de nisco
che ne dite di questo:
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/politica/2012/6-luglio-2012/tagli-dipendenti-pubblicie-scontro-governo-regione-201896089386.shtml
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