martedì 27 gennaio 2015

LETTERA DELLA CGIL FP SUL TRASFERIMENTO DEGLI UFFICI REGIONALI DI NAPOLI A BAGNOLI


20 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao luciano potresti cortesemente pubblicare la delibera su bagnoli?
almeno avremmo qualcosa da impugnare eventualmente davanti al tar prima che questi firmino il contratto definitivamente


grazie

Antonio

Anonimo ha detto...

PER QUANTO IL T.A.R. SI PRONUNCIA,
IL TRASFERIMENTO E' GIA' FATTO.
EPPOI, NON SEMBRA UN ARGOMENTO CHE NON POSSA INTERESSARE AL TAR.
PURTROPPO BISOGNA RASSEGNARSI.

Anonimo ha detto...

scusa e chi ti dice che nn interessi al tar? ci sono una decina di motivazioni per cui si potrebbe blocare il trasferimento a bagnoli, a partire dal fatto che è zona rossa rischio vesuvio/solfatara, zona tuttora non bonificata dall'amianto (con sentenza recente passata in giudicato), non adeguatezza della struttura in tema di barriere architettoniche etc etc

per nn parlare dell'enorme sperpero di denaro che comporterebbe altro che risparmi

ma perchè invece non indagano sui veri sprechi di denaro pubblico perpetrato da anni dalla regione? con i soldi buttati in 30 anni di fitti ci si faceva un mutuo a quest'ora ci si erano comprate le torri del centro direzionale

perchè invece di risparmiare sulla pelle di noi dipendenti nn cominciano a risparmiare sulla pelle dei dirigenti portaborse amici di amici consulenti partecipate e quant'altro????

cominciassero a tagliare da lì e poi si parli di trasferirci

megattera ha detto...

la delibera non è ancora pubblica, ma mi è parso di capire, secondo quanto riferito, che conterrebbe una sintesi della relazione prodotta dalla Commissione tecnica istituita ad hoc. allora, se nella relazione vengono superate le criticità elencate nei precedenti provvedimenti e viene fatta una previsione di spesa, cosa potrebbe essere censurato dal TAR? penso piuttosto che tutto questo lavoro sia servito a gettare fumo negli occhi perchè il trasferimento degli uffici è indicato nel documento relativo ai provvedimenti fatti e da farsi per il piano di rientro, senza una reale intenzione di praticarlo. tra l'altro, i duecento milioni necessari a quest'operazione, di cui ho sentito parlare, se confermati comporterebbero una manovra economica, per cui terrei d'occhio la legge finanziaria prossima.

Anonimo ha detto...

cara megattera l'ho scritto sopra alcuni dei motivi per i quali il provvedimento sarebbe impugnabile in primis quello che BAGNOLI è in ZONA ROSSA a rischio sismico/solfatara/vesuvio per nn parlare dei residui di amianto..

se permetti la salute e la sicurezza dei lavoratori viene prima di tutto..

Anonimo ha detto...

ECCO, QUESTO POTREBBE ESSERE UNA RAGIONE , MA CERTAMENTE NON SARA' CERTAMENTE IL TAR A DECIDERE SE ANDARE O NO A BAGNOLI. Se Sarà, sarà un atto voluto da una istituzione, un atto che DA chi potrebbe essere impugnato al TAR? DA TUTTI I DIPENDENTE? E QUELLI CHE SPERANO CHE AVVENGA IL TRASFERIMENTO COSA FARANNO? Ecco, quindi non speriamo nel Tar, ma da quando Luciano ha esposto nella seconda parte.

Anonimo ha detto...

scusa ma tu e altri 4 gatti speri EGOISTICAMENTE di andare in una zona INQUINATA E A RISCHIO SISMICO NONCHE' IDROGEOLOGICO SOLO PERCHE MAGARI STA VICINO A CASA TUA E TE NE SBATTI DELLA SALUTE DI ALTRI 3000 LAVORATORI?? VABBE che ALCUNI di voi a napoli siete abituati a vivere nell'illegalità e insalubrità ma la legge VA RISPETTATA

Anonimo ha detto...

La bonifica di Bagnoli vista dalla commissione parlamentare d’inchiesta: vent’anni di sprechi, caos e conflitti d’interesseLa Commissione parlamenta d'inchiesta sugli illeciti legati al ciclo dei rifiuti in Campania nella sua Relazione territoriale finale si sofferma sulle operazioni di bonifica nell'area di Bagnoli, sottolineando incoerenze e carenze nei progetti, conflitti di interesse tra Bagnolifutura SpA e Arpac, punti oscuri nelle operazioni di riqualificazione compiute fino ad oggi. Ma senza il ripristino ambientale dell'area, non potrà esserci nessun futuro per la periferia occidentale di Napoli


Cronaca, Italiadi Alessio Viscardi14 marzo 201307:28commenti
--------------------------------------------------------------------------------
La bonifica di Bagnoli vista dalla commissione parlamentare d’inchiesta: vent’anni di sprechi, caos e conflitti d’interesseLa Commissione parlamenta d'inchiesta sugli illeciti legati al ciclo dei rifiuti in Campania nella sua Relazione territoriale finale si sofferma sulle operazioni di bonifica nell'area di Bagnoli, sottolineando incoerenze e carenze nei progetti, conflitti di interesse tra Bagnolifutura SpA e Arpac, punti oscuri nelle operazioni di riqualificazione compiute fino ad oggi. Ma senza il ripristino ambientale dell'area, non potrà esserci nessun futuro per la periferia occidentale di Napoli. La bonifica di Bagnoli è il nodo centrale del degrado e del caos in cui versa tutta la periferia occidentale di Napoli. Una complessa serie di lungaggini burocratiche, confusione e procedure irregolari denunciate dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti legati al ciclo dei rifiuti in Campania nella Relazione territoriale conclusiva pubblicata a febbraio. Il risultato è una zona completamente inquinata e dove per tre volte i bandi di gara per la vendita dei suoli dell’ex-Italsider sono andati deserti. Dopo l’incendio doloso che ha distrutto Città della Scienza, il dibattito sul futuro di Bagnoli torna al centro dell’agenda politica cittadina. Al centro di questo dibattito, però, c’è proprio la bonifica dell’area – senza la quale nessuna prospettiva di sviluppo sembra ipotizzabile.

La Commissione Urbanistica del Comune di Napoli chiede che tutti i progetti su Bagnoli siano ridefiniti, mettendo mano alla variante al Prg del 1998 per aggiornarla alle mutate condizioni generali. Vezio de Lucia, ex-assessore tra gli autori del piano di zona, dichiara ai nostri microfoni di auspicare che il polo museale di Città della Scienza sia ricostruito nelle zone interne per ripristinare la linea di costa a Coroglio, così come chiesto anche dalle Assise dei cittadini della periferia occidentale. D’altra parte, gli imprenditori e costruttori di Napoli non hanno interesse a investire a Bagnoli vista l’alta incertezza dei processi in corso – tutti connessi alla bonifica dei suoli, degli arenili e dei fondali. Il prossimo 22 aprile, scadranno i termini del quarto bando di gara per la vendita dei lotti, il cui valore è sceso da 21 milioni di euro a poco più di 11 milioni nonostante un aumento delle volumetrie destinate all’edilizia. Da questa prospettiva, un esempio di spreco di denaro pubblico è rappresentato dal parco sportivo costruito all’interno dell’area ex-Italsider e rimasto chiuso a causa della mancanza delle autorizzazioni all’utilizzo – mai rilasciate dalle autorità competenti in quanto la prossimità con le aree inquinate metterebbe a rischio la salute degli avventori (sulla vicenda indaga la Procura di Napoli, ma Bagnolifuta SpA afferma di aver effettuato un tipo di bonifica differente in quell’area).

>>>

Anonimo ha detto...

>>>
La Commissione parlamentare presieduta da Gaetano Pecorella analizza nella relazione finale il progetto di bonifica delle aree ex Ilva – ex Eternit e della colmata a mare. Il piano viene redatto dalla società partecipata Bagnolifutura SpA e approvato dal Ministero dell’ambiente il 28 luglio del 2003. La società di trasformazione urbana nata il 24 aprile 2002 per iniziativa del comune di Napoli ha l’obiettivo di realizzare gli interventi previsti dal piano urbanistico Bagnoli-Coroglio. Capitale sociale di 15.314.880, partecipata al 90% da Comune di Napoli, 7,5% dalla Regione Campania (ma il presidente Stefano Caldoro ha dichiarato la volontà di volerne uscire) e Provincia di Napoli al 2,5%. L’operazione nel SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Bagnoli-Coroglio prevede interventi per oltre 115 milioni di euro, dei quali euro 63 milioni destinati alla rimozione della colmata, quasi 44 milioni alla bonifica dell’area marina e circa 8 milioni per opere accessorie. A finanziare le operazioni dovrebbero essere il Ministero dell’ambiente per una quota di 100 milioni di euro e Regione Campania per i restanti 15 milioni e mezzo.
Bagnolifutura dichiara di aver provveduto alla bonifica di 810.700 metri quadrati dei terreni ex-Italsider ed ex-Eternit. Secondo quanto riportato dalla Commissione parlamentare, la società avrebbe ricevuto dal Ministero dell’ambiente soltanto 7 milioni e mezzo, corrispondenti alla prima tranche dei 75 milioni stanziati dalla legge Finanziaria del 2000. La STU ha certificato ulteriori spese sostenute per le operazioni pari a oltre 26 milioni, senza aver mai incassato tali somme.
Inquinamento diffuso su terreni e arenili attestato dalle indagini effettuate dall’ARPAC, che certificano la presenza di metalli pesanti, idrocarburi ed IPA. I diversi “progetti, varianti, proposte e controproposte, richieste di integrazioni documentali, avvio di procedimenti amministrativi” hanno ingenerato -secondo la Commissione- il quasi totale inadempimento delle bonifiche necessarie.
Nella relazione finale vengono sottolineati conflitti di interesse e commistione tra controllore e controllato: “Non risulta sufficientemente garantita la posizione di terzietà da parte degli organi istituzionalmente deputati al controllo” secondo il giudizio dei parlamentari, che sottolineano come l’Arpac – ente deputato ad effettuare le analisi e certificare le operazioni di bonifica – debba esercitare la propria funzione secondo “linee guida” stabilite dalla stessa Bagnolifitura, che invece è il soggetto che deve essere controllato. Inoltre, la Bangolifutura essendo partecipata da Regione e Provincia, anche attraverso una società consortile costituita ad hoc nel 2002, fa venir meno qualsiasi distinzione funzionale tra i vari soggetti: “paradossalmente, è il controllato a individuare i criteri sulla base dei quali il controllore esercita le sue funzioni di controllo”.
>>>

Anonimo ha detto...

>>
La procura di Napoli ha aperto un fascicolo sulla riqualificazione dei suoli di Bagnoli e sulle procedure per il rilascio delle certificazioni di avvenuta bonifica da parte della Provincia di Napoli, di cui si sospetta la falsità. Il sostituto procuratore della Repubblica di Napoli, Federico Bisceglia, è chiaro: “In sostanza, si tratta di certificazioni di avvenuta bonifica che bonifica non è”. Le certificazioni emesse dalla Provincia di Napoli attestano controlli prevalentemente “cartacei” delle attività svolte, basati essenzialmente sulla verifica della conformità dei lavori ai progetti attuati. Fino al 2008, inoltre, nessun controllo è stato effettuato per l’accertamento della contaminazione e sulla definizione degli obiettivi di intervento, solo a partire da tale data Arpac e Bagnolifutura firmano un accordo per effettuare controlli in campo sulle fasi di bonifica.
La colmata a mare di Bagnoli sembra essere la fonte primaria dell’inquinamento dell’intera zona, nonostante ciò -e in mancanza dei fondi per la sua rimozione- gli ultimi piani stilati per la bonifica prevedono soltanto la riqualificazione dei fondali. Si tratta di una zona compresa tra il pontile nord ed il pontile sud dell’ex centro siderurgico, costituita da rifiuti, scorie e loppe d’altoforno derivanti dalle lavorazioni dell’ex Ilva-Eternit di Bagnoli. La superficie è di circa 170.000 metri quadrati sul litorale marino e 50.000 metri quadrati della spiaggia originaria.

Le analisi effettuate sulla colmata di Bagnoli hanno rivelato la presenza di inquinanti come idrocarburi, IPA, arsenico, piombo, vanadio e zinco, che hanno contaminato anche le acque di falda. La zona è stata oggetto di un intervento di messa in sicurezza consistente nell’impermeabilizzazione con guaine del blocco a mare e la costruzione di barriere idrauliche a monte e lungo il limite costiero della struttura per evitare il defluire degli inquinanti a mare. Il geologo Benedetto De Vivo, però, in audizione davanti alla Commissione afferma che questa opera temporanea -che dura ormai da undici anni- non impedisce che gli inquinanti si infiltrino al di sotto della colmata verso le falde acquifere. Gli indici di contaminazione per alcune sostanze tossiche sono a livello 14 (dove limite massimo tollerato è 1). Il professore De Vivo contesta anche le analisi dell’ARPAC, affermando che i risultati indipendenti forniti dal servizio geologico inglese (BGS, British Geological Survey) hanno accertato che tali dati contengono errori fino al 500%, per cui sono completamente sbagliati.


Finché i terreni e le acque di Bagnoli resteranno inquinati da idrocarburi e amianto nessuna riqualificazione dell’area sarà possibile, la linea di costa non potrà essere ripristinata e l’istituzione di una spiaggia pubblica resterà una chimera per il divieto assoluto di balneazione in tutta l’area. Inoltre, i suoli contaminati dell’ex-Ilva saranno difficilmente venduti da Bagnolifutura, rendendo impossibile il completamento delle strutture pubbliche previste dal Prg e dal Pua. Insomma, finché non si troveranno i soldi e un progetto credibile di bonifica, Bagnoli resterà un cimitero industriale su cui si allungano oscuri interessi criminali.........

megattera ha detto...

ribadisco che non abito a bagnoli nè vicino, poi non vedo l'associazione con la cultura dell'illegalità. per me andrebbe benissimo il centro direzionale se non ci fossero le ben note criticità delle torri c\3 e C\5, anche per i collegamenti con provincia, periferia e le altre zone della città ma soprattutto in considerazione delle attività commerciali del centro dir. che riceverebbero un durissimo colpo. ad ogni modo secondo me non si pone il problema perchè sarebbe troppo costoso e non c'e una reale volontà

megattera ha detto...

aggiungo cque che la ex nato si trova ad una certa distanza dalla spiaggia, al confine col quartiere di fuorigrotta, quindi non capisco tutta questa preoccupazione per l'inquinamento dell'ex italsider che sversava in mare

Anonimo ha detto...

megattera l'inquinamento nn riguarda solo l'acqua ma anche l'ARIA e il SUOLO...particelle di amianto e metalli pesanti che si sono depositate nel corso del tempo in tutta la zona di bagnoli non solo nella zona del'ex italsider..c'è una sentenza (leggi sopra) che ha stabilito che la BONIFICA di quella zona NON E? STATA MAI EFFETTUATA e ancora OGGI si muore per tumore..documentatevi .andatevi a leggere il rapporto recente dell'ARPAC sui SITI INQUINATI zona BAGNOLI-NATO

http://www.arpacampania.it/documents/30626/50818/2_Siti+di+interesse+nazionale.pdf

guarda a pagina 121 lo stato dell'inquinamento della zona NATO DOVE DOVREMMO ANDARE NOI RISULTA INQUINATA E LO DICE l'ARPAC mica io

e il problema nn è solo l’amianto ma la zona rossa..il punto è: può un’amministrazione obbligare un proprio dipendente a trasferirsi in una zona a rischio e nn rispettosa delle norme in materia di sicurezza sul luogo del lavoro?

Aspettiamo una risposta del sindacato.

megattera ha detto...

certo che può, siamo ad un tiro di schioppo dal vesuvio, in una torre senz'aria e ad alto rischio in caso di incendio o altra calamità, in una delle zone più inquinate di napoli; per quanto riguarda l'amianto penso che le nostre torri facciano una bella concorrenza a bagnoli, prova ne sono tutte le patologie tumorali che stanno fiorendo in maniera impressionante tra noi lavoratori di questa torre, alta 22 piani con ascensori che si bloccano nelle giornate ventose. vogliamo aggiungere altro alla sicurezza sui luoghi di lavoro?

Anonimo ha detto...

Luciano

Anonimo ha detto...

Intanto hanno pubblicato sul burc un documento alquanto preoccupante, sia perché è prevista una data 20/02/15, ma soprattutto perché insistono sulla possibilità di utilizzo IMMEDIATO di un primo fabbricato.
Ho paura che si fanno cose affrettate per ritorni elettorali e poi i lavoratori ne fanno le spese.

Anonimo ha detto...

Comune contro Regione per l'area ex Nato sfitta: "Mancati introiti dal 2013"

L’atto di “diffida” è da 48 ore sulla scrivania del sindaco Luigi de Magistris. Tra i dossier caldi. Titolo: “Area ex Nato di Bagnoli”. Il Comune è pronto a dichiarare guerra alla Regione. Perché gli americani sono andati via da un anno e mezzo ma il complesso è rimasto sfitto. E senza entrate in bilancio, la fondazione “Banco di Napoli per l’assistenza all’infanzia”, proprietaria del sito, non può svolgere appieno la sua unica mission: assistere 4500 bambini bisognosi. Un corto circuito istituzionale che potrebbe finire davanti all’autorità giudiziaria.

La fondazione è un ente pubblico posto sotto il controllo della Regione, commissariata dal 2004 «per irregolarità contabili e amministrative», e con un consiglio di amministrazione che era composto in origine da Regione, Comune, Provincia, Curia e Banco di Napoli.

La gestione ora è nelle mani di un commissario nominato nel dicembre 2013 dal governatore Stefano Caldoro: il professor Sergio Sciarelli, il cui incarico è stato rinnovato il 18 dicembre 2014. I conti sono in rosso: perdite di 3,8 milioni nel 2014 su un bilancio di 10,1 milioni e previsioni negative sul 2015 di 5,1 milioni nonostante tagli programmati per 3 milioni di euro.

Ora Palazzo San Giacomo presenta il conto a via Santa Lucia. Perché i mancati introiti derivanti dal fitto di Bagnoli stanno bruciando risorse pubbliche. Per l’ex base Nato si continuano a spendere 250 mila euro l’anno solo per le utenze di energia elettrica e 830 mila euro di manutenzione, di cui 520 mila euro destinati al servizio vigilanza. Cifre, spiegano dall’avvocatura comunale, che potrebbero configurare un’ipotesi di danno erariale a carico della Regione.

A farne le spese intanto è l’assistenza all’infanzia: la fondazione ha pagato nel 2014 le rette dei semiconvitti per 800 bambini, mentre l’anno precedente erano 891. Una spesa di 1,7 milioni, ridotta di 380 mila euro. «Il pareggio di bilancio nel 2015 — è scritto nella relazione contabile — è garantito con il ricorso ai fondi di accantonamento: ci troviamo di fronte a un evento straordinario, la fine della locazione del complesso di Bagnoli, che penalizza fortemente le entrate della fondazione. Si prevede un equilibrio economico nel 2017, diventando più concreta l’ipotesi del fitto del complesso di Bagnoli».

Due anni fa si era pensato di trasferire nell’ex base Nato gli uffici della Regione. Poi a settembre 2013 l’addio degli americani, festeggiato due mesi dopo con un concerto di Edoardo Bennato voluto dal sindaco per «restituire l’area ai cittadini».

«Dalla collaborazione tra Regione e Comune — scrive Sciarelli in bilancio — nasceranno
ipotesi di utilizzazione sociale anche in favore di fasce disagiate della popolazione». E mentre le casse languono, la fondazione concede uno sgravio del dieci per cento ai suoi inquilini di via Petrarca «a causa della grave crisi economica». Un calmiere ai fitti di due palazzine di cinque piani, proprietà della fondazione, al Parco Lamaro: 41 appartamenti e 34 box garages. Tra i beneficiari il capo della ragioneria della Regione, Salvatore Varriale.
...........................

qualcuno ci capisce qualcosa su che vogliono realmente fare?????

megattera ha detto...

parlano di utilizzazione sociale anche in favore di fasce disagiate della popolazione, per questo si pensa di trasferire i dipendenti della Regione, oramai quasi alla fame?

Anonimo ha detto...

La cosa inspiegabile è perchè nessuno fa notare che la Regione Campania attraverso sue controllate, solo per citarne alcune ACAM e Autorità di Bacino, abbia preso in locazione vari spazi al Centro Direzionale piuttosto che concentrarli nella Torre C5 dove ha spazio. L'ACAM ha stipulato il contratto solo l'anno scorso, quando già si parlava di Bagnoli. ritengo, che piuttosto sancire la morte del Centro direzionale e di tutte le (poche) restanti attività commerciali, sia più agevole e intelligente perseguire i sacrosanti risparmi mettendo nell'unico contenitore C3 e C5 i vari enti sparsi al centro direzionale con notevoli risparmi in termini di pulizia, manutenzione e condomini vari che già vengono pagati per le torri C3 e C5.

Anonimo ha detto...

Luciano batti un colpo. non ti appiattire

INVIO FILE